giovedì 26 giugno 2014

INTERVISTA A PAOLO VERRONE, PRODUTTORE DI FIANO E AGLIANICO

Incontro Paolo Verrone alla serata dedicata alla degustazione dei Vini del Salernitano, organizzata dall’Onav di Milano in via Melzo 7.
Cortese e disponibile, mi racconta la storia del suo Cilento e dei suoi vini.
La tenuta principale della famiglia Verrone si sviluppa su una collina di circa 13 ettari che si erge con i suoi caratteristici terrazzamenti a “Girapoggio” ad un’altezza di circa 150 m. s.l.m. e che si affaccia sulla costa cilentana in località Cannetiello, nel Comune di Agropoli , in provincia di Salerno. Qui si coltiva soprattutto soprattutto l’ Aglianico mentre, nel comune di Lustra, proprio entro il Parco Nazionale del Cilento,viene prodotto il Fiano che ben si adatta al microclima presente ad un’altitudine di 800 m.s.l.m., nella tenuta del Castello di Rocca Cilento,di antica origine longobarda che domina l’antico borgo.
Le antiche vigne di Aglianico e Fiano, vitigni nobili del Sud, allevati a guyot, affondano le loro radici in un terreno composto da flysch cilentano una miscela di terre argillose, calcaree e marniche sedimentate e stratificate anche a causa dell’antico ritrarsi delle acque marine.
L’esposizione è Nord – Ovest – Sud.
L’agricoltura del Cilento, che, nel secondo dopoguerra era stata impostata come zona di produzioni estensive, aveva allora privilegiato le coltivazioni di vitigni nazionali e tradizionali quali Barbera, Sangiovese e Montepulciano per i rossi,Trebbiano e Malvasie per i bianchi;negli anni 90 si è verificato , però, un cambiamento di impostazione e si è cercato di rilanciare i vitigni autoctoni tradizionali che non erano certo spariti dalle campagne.
E’ proprio da queste antiche terre, cariche di storia e di un fascino tutto particolare, che nasce la straordinaria passione per la viticoltura di Antonio Verrone e dei suoi due figli, Paolo e Massimo, decisi, fin dal 1967, a produrre vini che rappresentano veri e propri crus, ottenuti esclusivamente con uve raccolte a mano in queste vigne e realizzati ciascuno in un numero limitato di bottiglie.
La produzione di Aglianico in purezza è di 30.000 bottiglie suddivisa in
Aglianico Riserva Tenuta Giropoggio, affinato due anni in barriques di secondo e terzo passaggio e tre anni in bottiglia;
Aglianico Tenuta Girapoggio, affinato sette mesi in acciaio e sette mesi in bottiglia;

Fiano Riserva Tenuta Girapoggio, affinato in barriques di terzo passaggio e in bottiglia per un anno;
Fiano Vigna Girapoggio, affinato in acciaio per quattro mesi e in bottiglia per quattro mesi;
Rosato Vigna Girapoggio da uve Aglianico in purezza, affinato per sette mesi in acciaio e sette mesi in bottiglia.
Il Fiano è erede dell’antico vitigno Apianum da cui derivarono i grandi bianchi dell’antichità classica.Oggi è diffuso in Irpinia, in Molise ed in Puglia.Si tratta di un vitigno che produce grappoli piccoli e medi, con acini di media grandezza con una buccia coriacea e poco pruinosa, la cui maturazione avviene verso l’inizio di ottobre ed è, purtroppo, abbastanza sensibile all’oidio e alla peronospora.
Alla vista è di un bel colore paglierino tenue e al naso offre bellissime note erbacee e di fresca macchia mediterranea; in bocca è sapido, minerale, fresco e fruttato con un bel finale mandorlato.Ottimo l’abbinamento con la locale cucina di mare.
L’Aglianico deriva dai termini Vitis Ellenica, un vitigno introdotto in Campania dagli antichi Greci e da qui diffusasi in Puglia e Basilicata.
Alla vista rubino carico e al naso ricco, speziato,con sentori di frutti rossi e, se ha fatto legno, con note di pepe nero e tabacco.
Bel vino, che dona lo spirito, la ricchezza e la generosità del sole e della terra del meridione.
Manifesta un ottimo potenziale di invecchiamento e l’abbinamento ottimale è con la cucina di carne tipica delle colline, in particolare, come ci racconta Paolo Verrone, con le ricette a base di agnello e capretto della tradizione salernitana.

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